STORIE DI PORTI E DI PROGETTI Vigliena, tra camorra e vecchi fantasmi
San Giovanni A Teduccio – Con la fine dell’intervento pubblico nell’economia e, soprattutto, con il declino dell’Italia industriale, la zona di San Giovanni a Teduccio, polo industriale in grado, all’inizio del’900, di risollevare l’economia della città di Napoli, è divenuta un triste agglomerato di padiglioni abbandonati. Il suo litorale ed il suo mare, poi, sono diventati una vera e propria discarica a cielo aperto. Da qui, nel 1999, la decisione di delocalizzare la centrale Enel (sita sul litorale di Vigliena), e di recuperarne gli spazi per usi civili. Si pensava ad una riqualificazione della fascia litoranea, ad un recupero del rapporto tra il quartiere e il mare, e alla costruzione di centri d’attrattiva per i giovani del territorio. Nulla di tutto questo è stato fatto. La centrale dell’Enel è ancora lì, non più funzionante, ed al suo fianco è stato costruito un nuovo impianto a ciclo combinato. La scelta di costruire quest’impianto potrebbe rivelarsi non solo un danno ambientale, ma, anche, economico: l’energia, prodotta con il gas naturale, è, infatti, tra le meno convenienti dal punto di vista dell’economia delle fonti non rinnovabili. Bisogna, poi, aggiungere che la costruzione del nuovo impianto è stata autorizzata senza alcuna valutazione d’impatto ambientale. Una decisione assurda, se si pensa che il nuovo stabilimento sorge su una zona ad alto rischio di inquinamento (legge 426/1998). Il tutto a discapito dei cittadini del quartiere, ma non solo: Per le caratteristiche del nuovo impianto, l’inquinamento prodotto dalla centrale, produrrà, anche, effetti a lunga distanza, come il fenomeno delle polveri sottili. I più penalizzati dal nuovo progetto sembrerebbero essere, però, i giovani: a San Giovanni non esistono luoghi di aggregazione culturale. La scelta di costruire un centro d’attrattiva avrebbe consentito di tenere i ragazzi lontani dalle strade, in un territorio con un alto tasso di delinquenza e di Camorra. E allora, a San Giovanni, che fine hanno fatto i giovani, la cultura e il mare?
Dario Striano
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